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Ipertiroidismo

In Italia, circa 6 milioni di individui sono affetti da disturbi della tiroide, con una prevalenza maggiore tra le donne. La maggior parte di queste condizioni non sono serie e possono essere efficacemente gestite con una diagnosi e trattamento appropriati.

L’ipertiroidismo, definito da un’iperattività della tiroide, può portare a complicazioni cardiovascolari e muscoloscheletriche significative, influenzando anche la fertilità. Pertanto, richiede un’attenta valutazione medica e un trattamento mirato.

Questo articolo mira a chiarire i dubbi più comuni riguardanti l’ipertiroidismo, offrendo risposte basate su evidenze scientifiche e smontando miti diffusi online, fonte di confusione per molti.

Le cause dell’ipertiroidismo

L’ipertiroidismo si verifica quando c’è una produzione eccessiva di ormoni tiroidei T3 e T4, con le cause principali che includono la malattia di Graves, noduli tiroidei autonomi, e, in alcuni casi, l’uso di determinati farmaci. Questa sovrapproduzione ormonale ha effetti significativi su metabolismo, funzioni cardiovascolari, riproduttive e struttura muscoloscheletrica.

Ipertiroidismo: quali sono i sintomi

I sintomi dell’ipertiroidismo sono vari e possono includere perdita di peso nonostante un aumento dell’appetito, battito cardiaco accelerato, ansia, tremori, sudorazione eccessiva, irregolarità mestruali o disfunzione erettile, e una sensibilità aumentata al calore. Nei casi di malattia di Graves, si possono verificare anche problemi agli occhi. È essenziale non fumare per prevenire complicanze oculari.

Diagnosi e terapia

La diagnosi di ipertiroidismo si avvale di esami del sangue per misurare i livelli ormonali, ecografie tiroidee e, se necessario, scintigrafie. Il trattamento dipende dalla causa sottostante e può includere farmaci, terapia con iodio radioattivo o interventi chirurgici.

Ipertiroidismo: le domande più frequenti

Lo IODIO fa male all’ipertiroidismo? Posso usare il SALE IODATO? È da evitare in chi è ipertiroideo?

Lo iodio è un micro-nutriente essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea. Lo iodio si assume SOLO con l’alimentazione (non attraverso l’aria che si respira), ma la dieta spesso non è in grado di assicurare un apporto alimentare sufficiente.

L’assunzione di iodio alimentare o l’esposizione ambientale allo iodio (vivere al mare) non creano alcun problema. Il sale iodato è un comune sale da cucina, di cui ha le stesse proprietà organolettiche, arricchito di iodio (30 mg/kg di sale).

Una piccola quantità di sale, non superiore ai 5 g al dì, garantisce il giusto apporto di iodio, pari a circa 150 µg/die nell’adulto (in gravidanza e allattamento sono necessari apporti più elevati, circa 250 µg/die).

Il sale iodato rappresenta una maniera semplice, efficace, economica e PRIVA DI CONTROINDICAZIONI per implementare la nutrizione iodica nella popolazione generale e si è rivelato un efficace strumento di prevenzione di molte patologie tiroidee.

TUTTI POSSONO FARE USO DI SALE IODATO, ANCHE CHI SOFFRE DI IPERTIROIDISMO, perché non causa mai un apporto eccessivo di iodio, e non espone a rischio di aggravare la patologia tiroidea. Anzi, studi recenti dimostrano che una buona nutrizione iodica favorisce la risposta alla terapia medica e la remissione dell’ipertiroidismo, soprattutto da autoimmunità.

Bisogna invece fare attenzione al contatto o all’assunzione di quantità eccessive di iodio, ad esempio con farmaci, disinfettanti o mezzi di contrasto
radiologici iodati; in caso di necessità, è raccomandabile chiedere consiglio allo specialista.

Esiste una dieta specifica ed adeguata all’ipertiroidismo? Devo eliminare qualche alimento dalla mia dieta?

Una dieta varia ed equilibrata è fondamentale per promuovere la salute, nel contesto di uno stile di vita sano e attivo, e rappresenta un insostituibile fattore di prevenzione di molte malattie croniche e delle loro complicanze.

In particolare, la dieta Mediterranea rappresenta un modello alimentare salutare per eccellenza, perché è ricca in prodotti di origine vegetale (verdure, frutta, olio di oliva) ad alto contenuto di fibre, composti ad azione anti-ossidante e anti-infiammatoria, con un giusto apporto di prodotti animali.

Non esistono regimi dietetici specifici per chi soffre di ipertiroidismo, né alimenti dannosi alla tiroide che devono essere eliminati.

Le cure per l’ipertiroidismo mi faranno ingrassare?

L’ipertiroidismo si manifesta generalmente con un dimagramento rapido e spesso importante, come conseguenza dello stato “ipermetabolico” che lo caratterizza e che comporta una drastica perdita di massa grassa e soprattutto di massa magra (muscoli).

La correzione dell’ipertiroidismo invariabilmente si associa a recupero ponderale, ripristinando il peso corporeo precedente alla malattia. Tuttavia, aumenti di peso, seppur di lieve entità, si possono spesso verificare dopo trattamento dell’ipertiroidismo, soprattutto se chirurgico o radiometabolico.

Questo aumento di peso è generalmente conseguenza di una condizione di ipotiroidismo post-trattamento non ancora adeguatamente corretto e si verifica soprattutto in soggetti che erano già in sovrappeso prima della malattia tiroidea.

Un eccessivo recupero ponderale può essere efficacemente prevenuto:

  • monitorando accuratamente la funzione tiroidea dopo il trattamento, per correggere adeguatamente l’eventuale ipotiroidismo post-trattamento;

  • impostando un adeguato programma alimentare, da seguire sin dall’avvio del trattamento dell’ipertiroidismo.

Ricorda che per contrastare l’eccessivo aumento di peso bisogna ridurre l’apporto calorico con una dieta nutrizionalmente adeguata, seguendo i consigli del medico.

Evita l’assunzione di prodotti a base di erbe (alghe, kelp, …) o l’uso di integratori o altri prodotti (creme, …) a scopo dimagrante con contenuto iodico eccessivo o «variabile».

Chiedi sempre consiglio al tuo medico per l’uso di un integratore se soffri di ipertiroidismo e/o sei in trattamento con farmaci per accertarti che non ci siano controindicazioni nella tua condizione.

La scintigrafia tiroidea comporta un’esposizione a radiazioni elevate? Bisogna tenerne conto nel programmare una gravidanza?

La scintigrafia tiroidea è un’indagine diagnostica medico-nucleare utilizzata per lo studio della funzionalità tiroidea e la caratterizzazione dei noduli eventualmente presenti nel contesto della ghiandola.

Utilizza sostanze radioattive, il Tecnezio-99m o lo Iodio-123, che vengono concentrate in maniera pressoché esclusiva dalla tiroide ed eliminate velocemente, soprattutto il Tecnezio. L’ esecuzione di una scintigrafia tiroidea, quindi, comporta l’esposizione a dosi molto basse di radiazioni, e l’irradiazione di altri organi, compresi quelli riproduttivi, è trascurabile. Perciò, non esiste alcuna limitazione alla programmazione di gravidanze.

È comunque raccomandabile che la paziente non sia in gravidanza accertata al momento dell’esecuzione dell’esame.

La terapia con il radioiodio può compromettere la fertilità? Può aumentare significativamente il rischio di insorgenza di tumori maligni?

La terapia con radioiodio si usa per distruggere il tessuto tiroideo iperfunzionante in caso di ipertiroidismo. Lo iodio radioattivo esercita il suo effetto terapeutico in modo mirato e pressoché esclusivo sulla tiroide, mentre i tessuti extra-tiroidei sono preservati da possibili danni. Per questo, il rischio che la terapia radiometabolica possa indurre tumori in altri organi è pressoché inesistente.

Analogamente, non c’è nessun rischio di danno agli organi riproduttivi e riduzione della fertilità. Nelle donne, è tuttavia opportuno evitare una gravidanza per 4-6 mesi dopo il trattamento radiometabolico, principalmente per evitare una condizione di ipotiroidismo non controllato.

Le pazienti ipertiroidee possono avere una gravidanza? I farmaci per curare l’ipertiroidismo si possono prendere in gravidanza?

Certamente sarebbe meglio pianificare una gravidanza dopo essere guarite dall’ipertiroidismo, ma se dovesse rendersi necessario, i farmaci per curare l’ipertiroidismo possono essere assunti in gravidanza sotto la guida dello specialista Endocrinologo.

In base alla gravità dell’ipertiroidismo e all’epoca gestazionale, lo specialista potrà valutare se la terapia è indicata, quale tipo di farmaco assumere, e la minima dose efficace per garantire il benessere materno-fetale.

Gli effetti negativi sul feto sono molto rari. In gravidanza, è sempre necessario un adeguato apporto di iodio (circa 250 µg/die) per la salute della mamma e del bambino, anche in caso di ipertiroidismo.

Si possono assumere farmaci per l’ipertiroidismo durante l’allattamento?

Se necessario, anche in corso di allattamento al seno la paziente ipertiroidea può assumere i farmaci per curare l’ipertiroidismo con alcuni accorgimenti (alla minima dose efficace, da assumere subito dopo la poppata), sotto guida dello specialista, e rendendo partecipe anche il pediatra del bambino.

Ricordiamo inoltre che in allattamento un adeguato apporto iodico alimentare della madre, pari a circa 250 µg/die, è fondamentale per la salute del bambino, soprattutto in caso di allattamento esclusivo al seno e questo vale anche per la madre ipertiroidea.